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La provincia di Frosinone si colloca in posizione periferica rispetto alle aree urbane forti di Roma e Napoli, ma allo stesso tempo strategica perché costituisce sia un nodo delle direttrici longitudinali che le collegano (autostrada A1 e linea ferroviaria), sia di quella trasversale tra il Lazio meridionale e le regioni adriatiche.

Il territorio provinciale ha subito nel tempo profonde trasformazioni di assetto: caratterizzato agli inizi degli anni ’60 da attività agricole prevalenti, tra gli anni ’60 e ’70 si è sviluppato un ciclo di rapida e profonda trasformazione industriale, promosso ed assistito dalla Cassa per il Mezzogiorno. La terza fase, più recente, è iniziata negli anni ’80 con un rallentamento della crescita ed una maggiore incertezza circa le prospettive di sviluppo economico. Il passaggio all’economia dei servizi, integrativa di quella industriale, avvenuto negli anni ’90, ha fatto emergere da un lato i problemi tradizionali della provincia, dall’altro ha però permesso di concentrare l’attenzione sul tema dello sviluppo locale. La provincia mantiene ancora il primato industriale nel Lazio, ma sta attraversando un processo di dismissione delle imprese estere, di estese ristrutturazioni e di scarse iniziative innovative.

Anche la Provincia di Frosinone ha completato l’iter di approvazione del PTPG, acquisendo così le competenze in materia urbanistica previste dalla LR 38/1999. La strategia proposta dal Piano per lo sviluppo tende ad attivare un rapporto cooperativo tra le varie aree economicamente più forti e più deboli nonché all’interno della regione nel suo complesso, secondo un modello non conflittuale, finalizzato alla valorizzazione delle risorse locali ed alla specializzazione dei sub-sistemi territoriali. La necessaria trasformazione del modello insediativo “storico” policentrico in un modello reticolare, caratterizzato da forme di aggregazione intercomunale, rappresenta un punto nodale della strategia provinciale, che mira a creare un “sistema provincia” ed a valorizzazione il ruolo delle istituzioni locali in un processo di sviluppo bottom-up. Il Piano considera quali motori delle trasformazioni territoriali due linee guida di dinamica:

  • qualità e sostenibilità ambientale ed insediativa, intesa come crescita socio-culturale e come evoluzione in senso qualitativo della domanda di consumi privati, insieme con quelli sociali rivolti al territorio:
  • adeguamento e specializzazione della base economica e modernizzazione dei sistemi funzionali locali, per mantenere competitiva la provincia e garantire un funzionamento cooperativo tra le varie aree attraverso la valorizzazione delle risorse locali.

Sulla base di queste linee guida vengono selezionate quattro aree obiettivo che forniscono un’immagine programmatica dell’assetto strutturale del territorio provinciale a medio – lungo periodo (2015- 2020):

  • tutela e valorizzazione diffusa dell’ambiente a fini di larga fruibilità sociale, come condizione per uno sviluppo sostenibile;
  • riordino e qualificazione della struttura insediativa provinciale, fattore di identità delle comunità locali, in una dimensione di area vasta a carattere intercomunale;
  • modernizzazione e sviluppo dei sistemi funzionali, a supporto di nuove funzioni produttive, strategiche e di servizio, in condizioni competitive di integrazione ed accessibilità;
  • efficienza del sistema della mobilità e del trasporto pubblico a livello interprovinciale, provinciale e locale.

Approfondendo questi obiettivi, il Piano promuove un’estesa azione di riordino strutturale e di qualificazione del territorio provinciale, finalizzandola alla nuova domanda socio-culturale e fornendo indirizzi di base e modelli organizzativi a lungo termine, da precisare e sviluppare progressivamente in azioni concertate tra Regione, Provincia ed Enti locali. Le direttive e le proposte del PTPG per le aree obiettivo definiscono l’assetto strutturale del territorio nel medio – lungo termine tramite:

  • la trama delle risorse ambientali e storico-culturali, dei percorsi verdi e degli interposti spazi agricoli di tutela e riserva produttiva e paesistica;
  • la rete ecologica provinciale, primo elemento ordinatore dell’assetto insediativo e condizione di riqualificazione ambientale, che connette le aree di maggior valore naturalistico delle dorsali montane e dei principali percorsi fluviali alle aree interposte;
  • il sistema policentrico urbano con le sue più recenti espansioni, articolato in sub-sistemi insediativi, da orientare e valorizzare nelle rispetto delle specifiche identità e relazioni.

A questo fine il Piano agisce in prevalenza a livello intercomunale, definendo preliminarmente la morfologia dei diversi sub-sistemi: costruzioni urbane complesse (unitarie, policentriche, conurbazioni); insediamenti urbani isolati (nucleari o lineari); costruzioni non urbane ed insediamenti diffusi (nuovo habitat non urbano). La gerarchia delle funzioni di servizio è articolata su vari livelli di offerta:

  • concentrazione di funzioni superiori in 4 centri di sostegno della rete urbana (Anagni, Frosinone, Sora – Isola Liri, Cassino);
  • sviluppo del ruolo di centri intermedi per l’offerta di servizi alla popolazione e alla produzione nei 10 centri dei sub-sistemi locali; è qui prevista la creazione di cittadelle integrate ospitanti le funzioni strategiche (direzionalità economica, università, ricerca e sviluppo, logistica, servizi ambientali, ecc.);
  • rafforzamento del ruolo dei centri di base come riferimento organizzativo per i servizi dell’insediamento minore o diffuso.

Le funzioni produttive sono legate al rilancio degli agglomerati ASI, con indirizzi innovativi, servizi specializzati, integrazione produttiva. La pianificazione delle funzioni legate alla valorizzazione delle risorse locali (turismo, agricoltura specializzata, beni culturali) sono demandate al livello locale.