Mobilità sostenibile per il Lazio

Accanto alla descrizione del sistema stradale e dei relativi scenari di riferimento si ritiene opportuno, in questa sede, fornire una breve descrizione di quelle che sono le infrastrutture per la mobilità ciclistica e gli strumenti pianificatori, presenti nella Regione Lazio. Questa scelta è dettata dall’importanza che si ritiene questo modo di trasporto dovrà assumere nel futuro della mobilità della Regione.

Dal punto di vista normativo e d’indirizzo a livello Comunitario fin dai primi anni ’90 ci sono stai diversi atti volti a supportare la ciclabilità e in generale la mobilità dolce. Nello specifico costituiscono riferimento a livello comunitario i seguenti atti:

  • 1994 – Il Consiglio d’Europa (94/914/CE) definisce le misure necessarie per rendere più efficace ed efficiente il sistema di mobilità urbano migliorando la tutela delle utenze deboli e integrando nella strategia sui trasporti urbani la ciclabilità;
  • 2002 – il Parlamento Europeo (1600/2002/CE) ribadisce la necessità di incrementare la mobilità pedonale e ciclistica;
  • 2008 – La Commissione Europea approva il Libro Verde: Verso una nuova cultura della mobilità urbana (SEC 2007 1209) nel quale promuove la mobilità pedonale e ciclistica individuando le autorità locali e regionali come attori di questa trasformazione. Fra gli strumenti indicati per questo cambiamento ci sono forme innovative di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini dal basso;
  • 2009 – La Commissione comunica al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni il Piano d’azione sulla mobilità urbana (SEC 2009 1211/1212) nel quale viene sottolineata l’importanza di politiche di supporto al trasporto pubblico, la mobilità pedonale e ciclistica.

Per quanto riguarda la normativa a livello nazionale è importante ricordare:

  • La Legge 366 del 1998 finalizzata allo sviluppo della mobilità ciclistica. Tra gli interventi disposti nella legge figurano: realizzazione di infrastrutture ciclabili anche in integrazione con il trasporto pubblico locale, il supporto al cicloturismo, il supporto alla ciclabilità tramite iniziative di informazione e formazione. La legge ha introdotto nel Codice della Strada una serie di obblighi per gli enti proprietari delle strade sostanzialmente mantenuti nelle stesure successive dello stesso. Gli obblighi sono:
    • Le strade di nuova costruzione classificate ai sensi delle lettere C, D, E e F dei comma 2 dell’articolo 2 devono avere, per l’intero sviluppo, una pista ciclabile adiacente purché realizzata in conformità ai programmi pluriennali degli enti locali, salvo comprovati problemi di sicurezza (Art 13, comma 4 bis);
    • Gli enti proprietari delle strade provvedono altresì, in caso di manutenzione straordinaria della sede stradale, a realizzare percorsi ciclabili adiacenti purché realizzati in conformità ai programmi pluriennali degli enti locali, salvo comprovati problemi di sicurezza (Art 14, comma 2 bis);
    • Parte dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie possono essere utilizzate per misure di supporto alla mobilità ciclistica.
  • inoltre il Decreto Legge 27 giugno 2003 n.151, poi convertito in legge ha introdotto le seguenti modifiche al Codice della Strada:
    • nella definizione delle aree pedonali, tra i soggetti che possono utilizzarle sono state incluse anche le biciclette;
    • la definizione utente debole della strada: pedoni, disabili in carrozzella, ciclisti e tutti coloro i quali meritino una tutela particolare dai pericoli derivanti dalla circolazione sulle strade.
  • le norme tecniche per la progettazione delle piste ciclabili sono definite dal D.M. 30/11/1999 n.557.

E’ importante ricordare che, allo stato attuale, sono in discussioni ulteriori modifiche al Codice della Strada volte a favorire la diffusione della ciclabilità.

Per quanto riguarda la Regione Lazio, negli ultimi anni sono stati approvati diversi strumenti pianificatori da diversi enti locali al fine di favorire la ciclabilità. Gli strumenti pianificatori approvati che hanno una maggiore rilevanza a livello regionale, sono:

  • il Piano di fattibilità per lo sviluppo del cicloturismo – rete ciclabile regionale, approvato dalla Regione Lazio nell’Aprile del 2009;
  • il Piano quadro della ciclabilità provinciale della Provincia di Roma, approvato dalla Provincia di Roma nell’Ottobre del 2012;
  • il Piano quadro della ciclabilità di Roma Capitale, approvato da Roma Capitale nell’Aprile del 2012.

Il Piano di fattibilità per lo sviluppo del cicloturismo della Regione Lazio ha come principale obiettivo garantire i percorsi ciclabili a lunga percorrenza di svago e per cicloturismo. In tal senso il piano individua una serie di percorsi che, ricalcando i principali percorsi cicloturistici individuati a livello Europeo ne garantiscono la continuità nella Regione Lazio. I percorsi proposti, quindi, non sono pensati per la mobilità ciclistica quotidiana ma per valorizzare e rendere accessibili in bicicletta le principali attrazioni naturalistiche e monumentali della Regione. Inoltre, come intento dichiarato, il piano propone il recupero e la riconversione a piste ciclabili delle molte ferrovie dismesse presenti nel Lazio coerentemente con molte esperienze simili presenti a livello europeo.

Il Piano Quadro della Ciclabilità Provinciale

Il Piano Quadro della Ciclabilità Provinciale (PQCP) si propone “oltre che di mettere in sicurezza chi già ora si muove in bicicletta, di incrementare l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto primario, capace di soddisfare anche gli spostamenti sistematici nei luoghi urbanizzati, fra casa e lavoro e di accesso ai servizi, oltre a quelli ricreativi, sportivi e cicloamatoriali già tradizionalmente praticati su scala provinciale”. I suoi obiettivi, quindi, sono molto ampli e riconoscono alla ciclabilità un ruolo di vettore anche negli spostamenti quotidiani. Il Piano è stato redatto in coerenza con gli altri strumenti pianificatori provinciali come il Piano Territoriale Provinciale Generale e durante la sua redazione è avvenuta anche una consultazione e coordinamento con il Piano Quadro della Mobilità ciclabile di Roma Capitale approvato nello stesso periodo. Il Piano individua, nel territorio della Provincia, diversi sistemi territoriali e poli attrattori. Sulla base di questi sistemi territoriali e poli attrattori definisce una rete di piste ciclabili sia radiali che tangenziali rispetto a Roma.

Concludendo, si ritiene opportuno anche fornire una breve descrizione del Piano Quadro della Ciclabilità di Roma Capitale (PQCR) per il peso che la stessa ha nel sistema regionale. Il Piano costituisce variante al vigente PGTU della Capitale e quindi, in base anche agli articoli del Codice della Strada sopra riportati, rappresenterà uno strumento importante per la realizzazione di una rete ciclabile nella Capitale. Il Piano ha tre finalità:

  • l’inserimento delle indicazioni del Piano in ogni intervento di trasformazione della città;
  • l’inserimento sistematico e in via prioritaria delle infrastruttura per la ciclabilità nella programmazione ordinaria delle trasformazioni del territorio determinate dai diversi strumenti di pianificazione dei trasporti e urbani, dagli interventi di riqualificazione e dalle nuove linee di trasporto ecc.;
  • la definizione delle priorità d’intervento e la programmazione degli interventi.

Il Piano prevede quattro diversi tipi d’intervento. Il primo riguarda lo sviluppo di infrastrutture lineari per la ciclabilità a livello principale e locale con una gerarchizzazione e un ordine di priorità nella realizzazione delle stesse. Gli altri tre sono lo sviluppo di infrastrutture puntuali per la ciclabilità quali parcheggi per biciclette presso i nodi di scambio con il trasporto pubblico locale; l’accesso del trasporto delle biciclette sui mezzi del trasporto pubblico locale; i servizi di mobilità innovativi come il bike sharing.

Il Piano individua tre tipi d’infrastrutture lineari: la rete locale, la rete principale e i corridoi verdi. Complessivamente sono previsti interventi per circa 1.150 km di nuove piste ciclabili di cui circa 60 già finanziate rispetto ai circa 250 km di percorsi ciclabili, inclusi quelli nelle aree verdi, ora esistenti nella Capitale.

Per quanto riguarda gli scenari di riferimento sono state considerate le infrastrutture ciclabili previste nel Piano Regionale e Provinciale. Per quelle realizzate all’interno del Comune di Roma o pianificate nel Piano Quadro della Ciclabilità di Roma Capitale sono state considerate solo quelle infrastrutture che hanno una spiccata valenza extraurbana e collegano Roma ai Comuni limitrofi.

Gli scenari di riferimento riguardano lo scenario Do Minimum (Tabella 1) ovvero l’offerta di infrastrutture ciclabili già realizzate o in cantiere, ma comunque finanziate, e priva di rilevanti difficoltà politiche e istituzionali, e lo scenario Do Everything (Tabella 2 Interventi previsti nello scenario Do  ovvero l’offerta di infrastrutture ciclabili comprensiva anche degli interventi previsti nei piani, ma non ancora finanziati.

Tabella 1

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Tabella 2

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