gen 11 2016
Intermodalità
I primi studi sull’intermodalità a livello regionale sono degli anni 90 e sono proseguiti per tutti gli anni 2000. Purtroppo questi studi hanno avuto scarso risultato pratico, eccetto i nodi di interscambio molto orientati ai parcheggi di interscambio e poco alla integrazione del TPL. Mentre i nodi di scambio vanno progettati a seconda delle funzioni regionali o metropolitane per l’interscambio tra le diverse categorie di treni.
La visione è di un trasporto pubblico regionale totalmente intermodale per consentire all’utente, per qualunque spostamento sistematico o occasionale, di prescindere totalmente dall’uso della propria autovettura.
Altri aspetti rilevanti al fine dello sviluppo dell’intermodalità dei passeggeri sono naturalmente il coordinamento degli orari dei servizi di trasporto pubblico (soprattutto nel periodo transitorio di sviluppo dei servizi di TPL e per quanto riguarda l’adduzione ai servizi di lungo raggio) e la frequenza dei servizi (in particolare quelli ferroviari) che dovrà essere tale da permettere di compiere più cambi di modo di trasporto senza incidere negativamente sui tempi di spostamento.
Lo sviluppo dell’intermodalità passeggeri dovrà infine essere supportata da un’integrazione tariffaria molto spinta a livello regionale. Ad oggi solo alcuni servizi di trasporto regionali godono di un’integrazione tariffaria (il sistema Metrebus) e gli interventi di breve-medio periodo prevedono un’estensione a tutti i servizi di TPL regionali (urbani ed extra-urbani).
In un ottica di lungo termine, l’integrazione tariffaria dovrà essere ulteriormente estesa a tutti i servizi regionali, direttamente o indirettamente connessi col trasporto pubblico. Gli utenti dovranno quindi poter disporre di un unico strumento di pagamento (smart card o altro) col quale accedere sia ai mezzi di trasporto collettivo che a quelli di sharing, così come ad altri servizi connessi ai trasporti (es. parcheggi, negozi, punti di ricarica dei veicoli elettrici, ecc.).
Gli utenti dovranno quindi poter pagare per gli effettivi servizi utilizzati in maniera automatica e senza doversi preoccupare di acquistare titoli di viaggio. Naturalmente anche questo sviluppo dovrà essere graduale e nel transitorio si dovrà prevedere la coesistenza di diversi metodi di pagamento.
Naturalmente si tratta di un cambio di paradigma della mobilità che richiede interventi graduali, dato che incidono anche su aspetti culturali degli utenti. Il passaggio dal possesso del mezzo a quello della condivisione è già in atto con successo anche in Italia.
Nell’ottica dell’intermodalità regionale, i mezzi di sharing dovrebbero essere utilizzati prevalentemente per l’accesso ai mezzi collettivi o per compiere l’ultima parte dello spostamento (ultimo miglio).
L’utilizzo di diversi tipi di veicoli elettrici, la diffusione delle ICT e adeguati modelli di business costituiranno le basi per diffondere forme innovative di mobilità operate in sharing e in integrazione con il trasporto collettivo. Il sistema di sharing avrà quindi tre elementi innovativi:
- Accesso dell’utente a un set di servizi della mobilità composto da diversi tipi di veicoli, dall’autoveicolo alla bicicletta a pedalata assistita. Questo permetterà agli utenti di scegliere il modo o il veicolo da utilizzare in base alle proprie esigenze e disponibilità economiche.
- Il sistema di sharing opererà in integrazione con il trasporto collettivo. L’integrazione sarà di tipo spaziale (le stazioni di presa e consegna dei veicoli saranno localizzate anche nei pressi dei principali nodi del trasporto collettivo), funzionale (tutti i servizi saranno realizzati per essere usati in maniera integrata nella catena degli spostamenti) e tariffaria (accessibili con lo stesso titolo di viaggio).
- Il sistema di sharing utilizzerà veicoli a emissioni locali nulle.
Una simulazione dell’impatto di tale approccio in termini di copertura e capillarità del servizio a Roma è riportata in Figura 1.
Figura 1
A sinistra, la distanza percorsa a piedi in 15 minuti. A destra, la distanza percorsa con un veicolo in 15 minuti (Vcom = 20Km/h).
Un sistema di questo genere permetterebbe di coprire agevolmente buona parte della città offrendo agli utenti del trasporto collettivo un’alternativa valida all’utilizzo sistematico del veicolo privato. La diffusione dei servizi di sharing è chiaramente condizionata da fattori comportamentali, in particolare si tratterà di verificare in che misura si affermerà la tendenza a sostituire il possesso dell’auto con l’acquisto di servizi di mobilità, tendenza di cui già oggi esistono segnali.
Sono a questo riguardo in gioco anche aspetti culturali in quanto la tendenza potrà affermarsi se i consumatori saranno disposti ad attribuire all’autovettura un mero valore di uso e a non ritenerla più uno status symbol.
Qualità e innovazione
Qualità e innovazione rappresentano di per sé un traguardo per lo sviluppo di servizi regionali di trasporto pubblico sicuri, sostenibili e affidabili. I due concetti vanno di pari passo e mirano a migliorare la qualità della mobilità degli utenti (in particolare di quelli con disabilità fisiche o degli anziani).
La visione regionale di lungo periodo consiste nell’utilizzo sempre più spinto dei mezzi di trasporto innovativi, passando gradualmente dai veicoli tradizionali, ai veicoli elettrici (medio periodo), ai veicoli automatici (lungo periodo).
In particolare, diversi sistemi di trasporto automatici dovranno essere integrati tra loro, da sistemi di lungo raggio (treni, autobus elettrici di grandi dimensioni), a quelli di medio raggio (veicoli automatici non individuali, che possano eventualmente formare plotoni), a quelli di breve raggio (veicoli individuali in sharing). Ognuno dei mezzi potrà essere utilizzato in maniera adattiva e in funzione di specifiche esigenze.
Il progetto CityMobil ha proposto un’interessante visione della città del futuro, da cui, in parte, prende spunto la visione del Piano e che è sintetizzata nella Figura 2.
L’innovazione dei servizi di trasporto pubblico sarà anche garanzia di qualità, in termini di sicurezza, comfort, sostenibilità ambientale e sociale.
Lo sviluppo regionale sarà, da questo punto di vista, coerente con la technology roadmap individuata nel Libro Bianco della Commissione Europea, così che gli sviluppi saranno orientati a:
- utilizzare veicoli puliti, totalmente sicuri (nell’ottica dalla Vision Zero europea sull’incidentalità stradale) e silenziosi;
- adottare tecnologie per migliorare la sicurezza degli spostamenti;
- potenziare l’uso di sistemi di trasporto innovativi e non convenzionali;
- utilizzare forme alternative di alimentazione dei veicoli (veicoli elettrici);
- sviluppare sistemi integrati di gestione dei trasporti e delle informazioni.
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